Degustazione guidata, venerdì 16 novembre ore 21.00
Supertuscanisti, filocabernetici, bordelesisti, merlotlover, ecco la degustazione che fa per voi.
Interamente dedicata ai vitigni bordolesi, cabernet e merlot in primis, e petit verdot a fare capolino, con un unico fil rouge: l’accento toscano. Ma forse è anche l’ora di smettere di chiamarli bordolesi: ormai sono quasi autoctoni in Toscana, radicati da anni nel territorio, ampiamente coltivati e soprattutto con ottimi risultati. Quel primo Supertuscan, nato nel 1968 lungo il Viale dei Cipressi “tra i cipressi alti e schietti che van da San Guido in duplice filar”, ha sconvolto la viticoltura dura e pura dei toscani. Meno Malvasia e trebbiano, largo agli internazionali. Un po’ perché “maremma come son boni”, un po’ perché “maremma come sono esotici”, e poi anche maremma quanto costano..tutti giù a impazzare per il taglio bordolese. Ma non di certo a scopiazzare i vignaioli d’Oltralpe. La Toscana è talmente testarda e cocciuta che segna questi vitigni, si insinua nel loro cuore e li fa parlare in vernacolo, gli arricchisce di balsamicità, di terra, di viole e ginepro. E il terroir diventa faccenda toscana anche per il cabernet e merlot.
Volete le prove? Analizziamoli in degustazione..
A partire dal colore, in questi vini il violaceo e rosso purpureo si affermano sulle tonalità granata, perché in toscana più che un colore la granata è una scopa, sappiatelo.
La barrique scaccia la botte grande e il passaggio in legno è un trionfo di vaniglia e liquirizia, perché se ci trovate troppi sentori di cannella in toscana potrebbero pensare che lo avete diluito con l’acqua del sindaco*.
Al naso le note di grafite diventano lapis, e allora risultano comprensibili ai più toscanacci.
Al gusto sono vini forti e potenti, de veri brindelloni si direbbe a Firenze, a confronto col sangioveto secco allampanato e burbero del profondo Chianti.
Infine l’abbinamento. I bordolesi hanno giocato la carta vincente e sono definitivamente approdati nel cuore dei toscani: il sugo di nana. Supertuscan batte sangioveto e non c’è storia.
E per quelli che il vino va ascoltato, in degustazione abbiamo udito un supertuscan di Bolgheri farsi tronfio con gli altri blend bordolesi di Toscana, perché è pronto per partire per gli States con altri 200.000 simili freschi di imbottigliamento: Marianna gane vo’ insegna a me cos’è il terroir?
Ma di hosa ragioni bischero! gli risposto il bordolese chiantigiano, forte del suo mercato di centomila bottiglie l’anno, appena versato nel bicchiere.
Ma teh c’hai i pioppini ner capo davvero è la secca risposta del blend di cabernet del Valdarno, fresco di riconoscimento di svariati bicchieri, che parla dal profondo di un decanter di cristallo.
I blend Bordolesi hanno iniziato a parlare toscano, vero e schietto e a farsi capire dovunque. Su ogni tavola, da quella originale del marchese Incisa della Rocchetta al tavolino di formica del barre*. Hanno saputo farsi amare e piacere un po’ da tutti e questo è, scherzi a parte, la grandezza di un prodotto.
*In toscana cannella=rubinetto *In Toscana il bar ha due R
Aziende in degustazione:
Frescobaldi
Vicchiomaggio
Badia di Morrona
Castelvecchio
Fattoria Casa di terra
Tenuta Monteti
Tenuta Moriniello
Tenuta Setteponti
Petra
Quei due
Vallepicciola